DeepL Translate: Il miglior traduttore al mondo

Il fatto che nella fase centrale, tanto nei romanzi autoctoni quanto, in misura minore ma piuttosto significativa, nelle traduzioni, si ricorresse spesso alle particelle enfatiche dà sostegno all’ipotesi (cfr. Ferme 2002; Testa 1997) che anche sul versante linguistico gli anni del boom dell’editoria italiana si configurassero come un periodo di relativa libertà linguistica nella narrativa. Nella prima fase, al contrario, dove la distanza tra parlato e scritto (soprattutto letterario) era più netta, la frequenza di queste forme era molto bassa in entrambi i gruppi testuali. Rispetto al sistema dei modi e dei tempi verbali, abbiamo analizzato gli usi generalmente ritenuti in via di ridimensionamento, come nei casi del modo congiuntivo e del tempo passato remoto dell’indicativo. Ci siamo prefissi, in primo luogo, di verificare se vi fosse un’effettiva regressione nell’uso di queste forme; in secondo luogo, di osservare se in tal caso in questo processo le traduzioni si allineassero con gli originali italiani o meno. Anche in questo caso essere e avere sono stati considerati sia come ausiliari che come verbi autonomi, dal momento che il rapporto tra trapassato remoto e trapassato prossimo è analogo a quello tra passato remoto e passato prossimo. Per appurare tale tendenza all’impoverimento, siamo ricorsi a un indice che misura la varietà lessicale denominato standardised type/token ratio (STTR) fornito dal software di analisi testuale WordSmith Tools. https://rosendal-burnham.hubstack.net/traduci-documenti-word-in-modo-facile-e-preciso-con-deepl-1740480303 Questo indice è ottenuto mediante il ricalcolo da zero ogni mille vocaboli del rapporto in termini percentuali tra il numero delle parole diverse (type) e il totale delle parole o occorrenze (token) di un dato corpus; successivamente il programma procede al calcolo della media di tali rapporti percentuali.

2.1. Pronomi personali tonici di terza persona


Quali sono allora le caratteristiche di questa particolare varietà dell’italiano, e come sono cambiate nel tempo? Si riscontrano davvero delle tendenzetraduttive “universali”, comuni a tutte le lingue in tutti i tempi, come teorizzato da Baker (1996)? I dati raccolti in questo studio smentiscono tali ipotesi universaliste e obbligano a circostanziare i testi nel sistema e nell’epoca che li ha prodotti o riprodotti. Ancora una volta negli originali italiani si osserva una discontinuità nella seconda fase; se è vero che in questo periodo si rileva un nuovo «orientamento verso una lingua “viva” e moderna a partire dal rapporto tra parlato e scrittura letteraria» (Testa 1997, 273), permangono comunque usi più formali come il passato remoto. https://yamcode.com/ Come è noto, in inglese i tempi verbali del passato sono organizzati diversamente rispetto all’italiano; in particolare, non vi sono distinzioni formali tra passato prossimo e passato remoto, pertanto la stessa forma verbale inglese del preterito può essere tradotta in italiano sia con il passato prossimo che con il passato remoto. Ci interessava osservare se nel tempo la scelta dei traduttori fosse caduta più sull’una o l’altra forma, anche in considerazione di un presunto cambiamento in atto nella narrativa italiana, che vedrebbe un aumento dell’uso del passato prossimo a danno del passato remoto.

Romanzi italiani e romanzi tradotti dall’inglese

Si considerano qui una serie di usi italiani non immediatamente “suggeriti” dall’inglese, per i quali cioè non esiste un’equivalenza formale nella lingua source delle traduzioni tale da indurre il traduttore ad adoperarli. Tra i parametri qui analizzati, vi sono le forme lessicali enfatiche mica, meno male, https://www.aits.it/ senz’altro, magari e forme concorrenti quali indicativo e congiuntivo da una parte, passato prossimo e passato remoto dall’altra. Per avere un’ampia gamma di stili narrativi, abbiamo scelto sia romanzi di genere che testi letterari, anche se gli autori più sperimentali (come Gadda o Joyce) sono stati evitati. Tutti i romanzi scelti sono stati pubblicati da grandi case editrici e molti dei loro autori sono ben noti (Dickens, Hemingway, Agatha Christie da una parte, Pavese e Baricco dall’altra). Tuttavia, poiché questo studio non mira a stabilire se i testi in inglese hanno avuto un’influenza sulla lingua italiana, ma soltanto a rilevare l’effettivo uso di certi elementi linguistici nelle traduzioni o nei romanzi autoctoni, non sono stati presi in considerazione i dati di vendita di questi romanzi. L’analisi dei mutamenti linguistici nella lingua dei romanzi italiani autoctoni e tradotti ha consentito di delineare in questi due macrogruppi di testi l’incidenza dei processi di standardizzazione, trasgressione dello standard e ristandardizzazione che hanno interessato il sistema linguistico-letterario italiano dall’Unità a oggi. Anche in questo caso, quindi, si riscontra che mentre nella fase centrale lo stile delle traduzioni si distaccava da quello dei romanzi autoctoni per un minor livello di formalità, nelle traduzioni contemporanee vi è un relativo recupero di un tempo verbale sempre meno usato negli originali pubblicati nella stessa fase. Ancora una volta vale la pena ricordare che alcune case editrici insistono sull’uso del passato remoto nelle traduzioni anche laddove il traduttore aveva scelto il passato prossimo. Ribadiamo che non rientra negli obiettivi del presente studio speculare sulle cause di questo cambiamento. Notiamo solo che i dati ricavati per i romanzi autoctoni sembrerebbero confermare una tendenza a una trasmissione più diretta e concisa delle informazioni, come già aveva osservato De Mauro (1999, 194) e un certo snellimento della sintassi del periodo in linea con quanto avviene nelle altre lingue europee (Santulli [2009, 167] parla di una «tendenza alla disarticolazione»). La tradizionale propensione all’amplificazione e alla complessità sintattica, che si esprime anche nella lunghezza dei periodi, non solo sembra più contenuta nei testi tradotti (come aveva già notato Cortelazzo 2010, XV), ma è oggi meno accentuata anche nei testi letterari autoctoni.